2019

35 Edizione
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Fondazione Giulia Sillato Verona

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Montenegro

2019
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Il MetaFormismo©

Il punto zero della Storia dell’Arte
Fondazione Giulia Sillato Verona

Il MetaFormismo©, vocabolo assolutamente nuovo per i dizionari di tutto il mondo, è un concetto storico, ideato e teorizzato nel 2010 dall’autore di questo catalogo, storico dell’arte di scuola longhiana, che dopo venticinque anni di studi e ricerche ha prodotto una sorta di bilancio consuntivo della Storia dell’Arte del XX secolo.

Non segnala un movimento o una corrente artistica, ma cita un periodo storico ben preciso, l’ultimo di tutta la Storia dell’Arte sinora vissuta con esplicito riferimento all’arte “non figurativa” per la quale è stata individuata una chiave di lettura unica: la MetaForma©.

Prima di chiudere millenni di Storia dell’Arte il MetaFormismo© si è interrogato su molte delle espressioni artistiche del XX e di questo primo ventennio del XXI secolo, condannate all’incomprensione per non esibire figure oggettivamente riconoscibili ma solo segni e colori di cui cercare, non senza difficoltà, di comprendere il senso.

Allo storico che lo ha ideato si è pertanto prospettata la necessità di un chiarimento definitivo e questo arriva dalla possibilità di tradurre in significati convincenti quei segni e quei colori che, se osservati bene, delineano delle forme. Libere e apparentemente disordinate, queste forme in realtà seguono le linee di un’architettura non costruita dalla disciplina di una scuola, ma semplicemente intuita dall’artista che ha deciso di affidarsi al suo subconscio, ovvero a quella parte di sé istintivamente reattiva agli stimoli esterni.

Il MetaFormismo rivede quindi tutta la linea del cosiddetto Astrattismo che, nato nell’Europa dell’Est con il determinante apporto artistico del ceco Frantisek Kupka (1871 - 1957) e del russo Vasilij Kandinskij (1866 - 1944), pilastri dell’ “arte astratta”, si protrae per tutto il Novecento dilagando nel resto d’Europa e oltre sino negli Stati Uniti. Qui entrerà addirittura nella Guerra Fredda, all’interno di un programma CIA che vedeva nell’Astrattismo uno strumento utile ai fini dell’affermazione della libertà d’espressione, equivalente alla libertà di pensiero contro il totalitarismo dei regimi comunisti. Proprio questo intendeva Jackson Pollock quando attraverso la sua famosa action painting continuava ad affermare e riaffermare la supremazia espressiva della gestualità.

Continuare negli anni Duemila ad etichettare l’arte non figurativa come “astratta” è un’operazione storico-critica che non sta più in piedi per tre motivi: a) perchè sono decadute le condizioni storiche e artistiche che motivarono sia Kupka sia Kandinskij a procedere in modo “astraente” rispetto a una rappresentazione realistica del mondo esterno (scopo primario dell’arte di tutti i tempi); b) perchè tutta la frangia “non figurativa” ha preso nel corso del XX secolo strade differenziate, variamente denominate; c) perchè la creatività contemporanea dal dopoguerra in poi è riuscita ad andare oltre il colore sulla tela introducendo nei propri spartiti frammenti di materia... frammenti di realtà.

La realtà dunque non attende più di essere rappresentata, ma entra di diritto nella rappresentazione stessa e non per rappresentarsi, ché in millenni di storia ne ha già avuto a sufficienza, ma per sostenere con la propria materica presenza il libero flusso delle energie creative che sta alla base di qualsiasi opera “non figurativa”.

Una volta compreso che linee e colori in totale libertà - non sottostanti quindi a prassi accademiche e tantomeno organizzati a creare, per esempio, l’illusione della tridimensionalità, come il Rinascimento ha insegnato per secoli a generazioni di pittori - sono in grado di lasciare intravedere delle forme, occorre concentrarsi sull’immagine e cercare di individuare quelle forme.

Esse sono la guida alla lettura di qualcosa che non è esterno come un paesaggio, un ritratto, una natura morta, ma qualcosa di interno all’artista stesso: il suo mondo spirituale che l’arte riesce a trasmettere mirabilmente stimolando la nostra visione a tradurre in senso l’apparente non senso.

Questo processo cognitivo è applicabile per esteso a tutte le arti “non figurative” a partire dalla prima opera “astratta” della storia, la celebre Amorfa di Kupka, e dalle geometrie esoteriche di Kandinskij. Il ventaglio è incredibilmente variegato come indica l’albero genealogico del MetaFormiamo©, anche questo tracciato dall’autore.

Ma perchè il MetaFormismo© rappresenta la fase ultima della Storia dell’Arte? È molto semplice: l’Arte non può più dire nulla di nuovo perchè ha già detto tutto quel che c’era da dire e non è replicabile se non in se stessa - ossia producendo una serie di copie dal passato - e attraverso nuove tecnologie che peraltro l’allontanano sempre di più dal suo principio originario.

E pertanto non può più esserci una Storia o una Storia dell’Arte da scrivere come è accaduto sinora. L’Arte e la Storia, oggi, sono soltanto due valori assoluti da preservare ed è per questo che predominano nel prestigio culturale e sociale, oltre che economico, tutte le strutture di conservazione in grado di tutelarne l’integrità.



Giulia Sillato ©2019